Sul viaggiare: le mappe di Boetti

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Nel 1971, dopo il suo secondo viaggio in Afghanistan, l’artista Alighiero Boetti commissionò a ricamatrici afghane una serie di arazzi con la rappresentazione del planisfero politico. Nel corso di 20 anni ne realizzarono circa 200, prima a Kabul e poi a Peshawar, dopo l’invasione sovietica del paese. L’artista, che aveva scelto per se stesso il nome Alighiero e Boetti, a esprimere una dualità sia personale che del proprio lavoro, fece parte del movimento artistico dell’Arte Povera ma fu un riferimento anche per l’Arte Concettuale.

Il disegno di ciascuna mappa veniva realizzato in Italia su tela di lino, poi colorata e inviata alle donne afghane che lo ricamavano a tinte vivaci. Interamente a loro spettava la scelta di colori e tecnica di ricamo. Boetti diceva che “il lavoro della Mappa ricamata è per me il massimo della bellezza. Per quel lavoro io non ho fatto niente, non ho scelto niente“.

mappe boetti

Intorno all’immagine centrale, lungo il bordo, potevano esserci informazioni geopolitiche, dediche o poesie in farsi, inglese o italiano. Il risultato è una collezione di ritratti del mondo che raccontano differenze, molteplicità, mutamenti attraverso le bandiere di ogni paese. Ogni mappa è un pezzo d’arte.

Vuoi saperne di più? In questo libro di Luca Cerizza vengono analizzate una per una tramite riferimenti che spaziano dall’analisi storica all’indagine sociale, dalla critica artistica fino al risvolto letterario.

La foto di apertura è di Annie Spratt/Unsplash

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