Ho letto Timandra di Thòdoros Kallifatidis qualche anno fa in una vecchia edizione di Crocetti del 2004. L’ho ripreso in mano pochi giorni fa perché questa primavera il racconto va in scena ad Atene e mi piacerebbe vederlo. Il risultato, inaspettato, è che ho cambiato completamente idea sul libro. Ti dico perché (e di cosa parla) in questa nuova puntata di Leggere la Grecia con cui, una volta al mese, ti racconto un libro di letteratura greca contemporanea.
Timandra di Thòdoros Kallifatidis trad. Nicola Crocetti ed. Crocetti 2021
Timandra è il nome della voce narrante di questo romanzo ambientato nella Grecia antica e precisamente nella Atene di Pericle. Lei è un’etera, la più famosa e ambita di tutte nonché favorita di Alcibiade che non è solo oggetto d’amore ma, in definitiva, il vero protagonista del racconto.
Timandra significa “che onora l’uomo” e di fatto è quello che fa il personaggio immaginato da Thòdoros Kallifatidis. L’autore greco, classe 1938, dopo aver studiato regia ad Atene migra in Svezia. Lì studia e poi insegna filosofia, dirige una rivista letteraria e pubblica romanzi, opere teatrali, saggi, poesie e libri di viaggio.
Timandra è il suo lavoro più noto, a proposito del quale ha detto: “La libertà per me è sempre stata qualcosa che mi sono lasciato alle spalle. Prima ho abbandonato il mio villaggio, poi la mia città, poi il mio Paese, poi la mia lingua. Con Timandra ho abbandonato il genere maschile.“
La verità è che l’archetipo maschile non lo ha mai lasciato e, per quanto si cali nei panni di Timandra, la sua protagonista è comunque una donna scritta da un uomo che non aggiunge un punto di vista davvero femminile sulla storia, si limita a narrarla così com’è stata tramandata dagli uomini.
Quello che a una prima lettura mi era sembrato il pregio del libro (la voce di una donna), alla rilettura è diventato il suo più grande difetto: è una donna che parla per bocca di un uomo (Kallifatidis), che parla di un uomo (Alcibiade), che osserva e descrive un mondo di uomini a cui non partecipa mai da protagonista ma solo da gregaria e, al limite, testimone.
Vero che il romanzo, uscito in origine nel 1994, è ambientato in un’epoca che alle donne non concedeva spazi di libertà reale. Tuttavia la prospettiva di una donna avrebbe potuto offrire qualcosa di nuovo, più fresco e in definitiva davvero rivoluzionario rispetto a un racconto già noto che è solo raccontato da una persona diversa, non da un diverso punto di vista.
Nonostante questa mia riserva, il libro è bello, è bella la scrittura e bella la traduzione di Nicola Crocetti. Quindi comunque te lo consiglio.
La foto di apertura è di di Dim Hou/Unsplash
I link ai libri sono affiliati, ricevo una piccola commissione su ogni acquisto che alimenta altre letture di cui raccontarti. Ma se decidi di andare nella libreria di quartiere sono contenta lo stesso.