Sul viaggiare: il cammino di Machado

#sulviaggiare


Caminante, son tus huellas
el camino, y nada mas;
caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.

Al andar se hace camino,
y al volver la vista atrás
se ve la senda que nunca
se ha de volver a pisar.

Caminante, no hay camino,
sino estelas en la mar.

[la traduzione, mia, è più sotto]

Avevo appena cominciato a viaggiare da sola, subito dopo il diploma, quando mi imbattei in questa poesia di Machado durante una lezione all’università. Fu una folgorazione. Per quanto oggi mi sembri ovvio che sia il passo a fare la strada, allora fu rivelatorio. Avevo sempre viaggiato seguendo un itinerario pensato da altri o concordato con altri o almeno già percorso da altri. Per la prima volta mi resi conto di quanto fosse infinitamente più soddisfacente – e se ci penso adesso anche un filo presuntuoso – tracciare una nuova strada, solo mia.

Questa poesia dice anche un’altra cosa fondamentale: non è la meta ma l’esperienza stessa del movimento a contare. Al tempo stesso, il cammino non è più soltanto un atto fisico, geografico, ma interiore. È la condizione di essere in perenne movimento, dunque mutamento. Non esistono un qui e un lì fissati, si spostano in continuazione, sono sempre un passo indietro e un passo avanti a te. In definitiva, l’essenza stessa della vita.

Viandante, sono le tue orme
il cammino, e niente più,
viandante, non esiste cammino,
il cammino si fa andando.

Andando si fa il cammino,
e volgendo lo sguardo indietro
vedrai il sentiero che mai
tornerai a calpestare.

Viandante, non esiste cammino,
soltanto scie sul mare.

La foto di apertura è di Annie Spratt/Unsplash

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