Gli accartocciati di Thodoris Koukias è la storia di Nefeli che vive in Grecia ma sente di non appartenere a nessun luogo, a nessun gruppo, a nessuna famiglia tutta intera. Forse neppure del tutto a se stessa. Dopo la separazione dei genitori, l’ennesimo trasferimento e un mal di vivere che le scava dentro, fa amicizia con Ionas e Adela e la storia comincia.
Gli accartocciati di Thodoris Koukias, Mimebù 2022 trad. Constantina Mavrou
Ionas è un ragazzo con la sindrome di Asperger sintonizzato su una frequenza differente rispetto agli altri e Adela una ragazza bollata da tutti come “l’albanese”, la diversa, esuberante e indipendente in risposta allo stigma che tutti le appiccicano addosso. Nefeli reagisce in modo diverso, si chiude e si nasconde. Sono tre outsider e come tali si riconoscono e fanno gruppo ma diventano un bersaglio più visibile.
È un racconto che, attraverso gli occhi dell’adolescente Nefeli – che in fondo sono stati e in molti casi possono ancora essere anche nostri – parla di isolamento, emarginazione, bullismo, indifferenza. Ma anche autolesionismo e depressione. E lo fa con chiarezza, senza edulcorare nulla né scadere del didascalico, ma anche con molta dolcezza.
Koukias, che insegna a scuola e ha esperienza di prima mano di ciò che accade tra i banchi e intorno al mondo della scuola, descrive perfettamente le paure, le insicurezze, gli abissi dei più giovani nei quali per la verità noi tutti possiamo riconoscerci. Per il nostro passato comune sui banchi ma anche nella vita quotidiana del presente, mutando il contesto.
Lo sguardo è puntato dentro Nefeli ma si allarga inevitabilmente anche al di fuori. Si posa sull’erosione della famiglia, sulla crisi economica, sulla società che troppo spesso guarda da un’altra parte mentre le anime delle persone si disgregano. Con linguaggio semplice e profondità di sguardo, il libro affronta tematiche sociali assai spinose. Con una nota positiva alla fine: dagli abissi è possibile riemergere.
La foto di apertura è di di Dim Hou/Unsplash
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